Cosa non possono fare le società di recupero crediti? Ce lo spiega Legge3.it

Quando si parla di sovraindebitamento c’è un limite ben preciso. 

Una linea netta di demarcazione, dove finiscono i diritti del debitore e iniziano quelli che, a tutti gli effetti, sono da considerare abusi.

Proprio così. Ogni giorno, migliaia di persone ricevono telefonate da società di recupero crediti. A volte educate, spesso insistenti, spesso apertamente aggressive.
Una pressione che può diventare opprimente e che non di rado si spinge oltre i limiti della legalità.

Certo, il recupero crediti è un’attività legittima, ma è altrettanto vero che esistono regole precise che disciplinano il comportamento degli operatori.

Conoscerle è fondamentale, soprattutto quando chi chiama fa leva sulla paura, sull’urgenza, o su una presunta autorità per ottenere il pagamento di somme che, in certi casi, potrebbero persino non essere più dovute.

Vediamo quindi cosa non possono fare le società di recupero crediti e come tutelarsi in caso di comportamenti scorretti.

Quando i debiti si accumulano: ecco cosa succede davvero

Ritardi nel pagamento delle rate, un imprevisto economico, una perdita di lavoro.

Basta poco per trovarsi in una situazione di sovraindebitamento, in cui le spese superano le entrate e diventa difficile, se non impossibile, onorare gli impegni presi.

In questi casi, il creditore (spesso una banca, una finanziaria o una società di servizi) può affidare il recupero del credito a un soggetto esterno, incaricato di sollecitare il pagamento.

Questo soggetto è proprio la società di recupero crediti, che potrà:

  • inviare una diffida di pagamento, ovvero una comunicazione scritta con cui il debitore viene formalmente invitato a saldare quanto dovuto
  • contattare telefonicamente il debitore, anche più volte, per sollecitare il pagamento. Se autorizzata, può anche proporre soluzioni alternative, come dilazioni, rateizzazioni o accordi a saldo e stralcio
  • ricordare le possibili conseguenze del mancato pagamento, come l’iscrizione nelle liste dei cattivi pagatori o il rischio di azioni esecutive future, sempre e solo se supportate da un titolo legale

Fin qui, dunque, tutto legittimo. 

Troppo spesso però la realtà supera i confini di ciò che è consentito, sfociando in comportamenti scorretti, se non addirittura illegali.

Cosa non possono fare le società di recupero crediti: 4 violazioni comuni

La legge in questi casi è molto chiara: le società di recupero crediti non hanno poteri esecutivi.

Cosa significa?

Sicuramente, che non possono pignorare, né accedere ai conti correnti, né presentarsi a casa se non autorizzate.

Nella pratica però molte agenzie si spingono ben oltre, contando sull’ansia e sulla disinformazione di chi hanno di fronte.

Sono almeno 4 le violazioni più comuni che sempre più cittadini si trovano ad affrontare e che, se subite, dovrebbero immediatamente far scattare un campanello d’allarme: 

  1. Minacce e intimidazioni: frasi come “se non paga entro domani mandiamo l’ufficiale giudiziario” o “le conviene saldare prima che sia troppo tardi” sono vietate.
    Abbiamo detto che una società di recupero crediti può ricordare le conseguenze previste dalla legge, è vero. Ma non può minacciare azioni che non è autorizzato a compiere.
  2. Appostamenti, visite a domicilio, pedinamenti: nessun agente ha il diritto di presentarsi a casa senza appuntamento. Peggio ancora se si verifica un appostamento o un inseguimento fisico, perché in questi casi si può configurare un vero e proprio reato di stalking.
  3. Violazioni della privacy: spesso è qui che si concentra la maggior parte delle infrazioni, con comportamenti diversi tra loro, ma tutti ugualmente gravi:
  • telefonate a parenti, amici o colleghi, con lo scopo di reperire il numero del debitore o rivelare la sua situazione
  • comunicazioni inviate con buste che simulano documenti ufficiali, oppure avvisi affissi in luoghi pubblici
  • discussioni sui debiti in presenza di minori, pratica che non solo è scorretta, ma contraria ai principi di tutela dell’infanzia
  • gestione di dati sensibili non pertinenti alla posizione debitoria, come indirizzi non aggiornati o informazioni professionali ottenute senza consenso
  1. Registrazioni occulte e mancanza di trasparenza: se una società di recupero crediti decide di registrare una telefonata, deve informare preventivamente il debitore, che ha sempre il diritto di rifiutare il consenso.
    In nessun caso è quindi accettabile che la registrazione venga fatta in modo occulto, o che la registrazione sia giustificata con scuse ambigue come “per motivi di qualità del servizio”.

Inoltre, non tutti i debiti possono essere legalmente richiesti. È il caso, ad esempio, delle bollette non pagate da anni, che spesso rientrano nella cosiddetta prescrizione delle bollette nel recupero crediti.

In questi casi, se il termine previsto dalla legge è decorso, il creditore perde il diritto di esigerne il pagamento. Eppure non è raro che alcune società tentino comunque il recupero, sempre facendo leva sulla paura o sulla scarsa conoscenza delle regole da parte del debitore.

C’è poi il tema, altrettanto delicato, del recupero crediti per importo minimo. Anche somme molto basse, come 15 o 20 euro, possono diventare oggetto di telefonate insistenti, toni intimidatori, minacce appena velate. Ma ha davvero senso utilizzare strumenti così invasivi per cifre irrisorie?

Qui la sproporzione tra entità del debito e modalità di sollecito può trasformarsi in una pratica scorretta, se non addirittura in violazione della normativa su privacy e tutela del consumatore.

Difendersi si può, ma serve la guida giusta

Insomma, affrontare una situazione di sovraindebitamento significa anche e soprattutto conoscere i propri diritti, oltre a muoversi con competenza e tempestività.


Le procedure previste dalla legge richiedono una profonda conoscenza normativa, una strategia ben definita e una gestione rigorosa dei tempi.

Non a caso, in Italia una parte significativa delle pratiche viene rigettata dai tribunali per errori formali o scelte gestionali sbagliate: un dato che evidenzia quanto sia importante affidarsi a professionisti seri e competenti.

Il “fai da te” spesso rischia di portare i cittadini a pagare somme non dovute, spinti dall’urgenza e dal timore generato dalle società di recupero crediti.

Mentre la scelta di un consulente sbagliato potrebbe prolungare lo stato di difficoltà economica, ma anche far lievitare i costi, rallentare l’accesso agli strumenti legali disponibili e lasciare campo libero alle azioni di recupero dei creditori.

Per fortuna però c’è anche chi conosce davvero la legge e può offrire, in modo legale e trasparente, un supporto concreto e costruito su basi solide.

Stiamo parlando di Legge3.it, la più grande organizzazione italiana specializzata nell’aiutare le persone a liberarsi dai debiti. Fondata da Gianmario Bertollo nel 2016, ha all’attivo centinaia di casi risolti e un team di oltre 60 professionisti in grado di analizzare ogni situazione e costruire un percorso su misura.

Le solide basi su cui si erge l’attività di Legge3.it sono rappresentate dall’applicazione della Legge 3 del 2012, oggi integrata nel Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

Questa normativa, nota anche come “Legge Salva Suicidi”, consente di accedere a una procedura legale di ristrutturazione del debito, consentendo di pagare solo le somme sostenibili o, nei casi più gravi, l’esdebitazione totale, cioè la cancellazione del debito residuo.

Legge3.it affianca i cittadini in ogni fase: dall’analisi dei documenti alle comunicazioni con le società di recupero, fino alla presentazione della domanda in tribunale. 

Un dettaglio non da poco, Legge3.it è l’unica realtà in Italia che fa sottoscrivere ai propri assistiti un certificato di garanzia “soddisfatti o rimborsati al 100%” nel caso in cui la procedura non vada a buon fine.
Una politica che dice molto dell’approccio scelto: accettare solo pratiche realmente sostenibili, basate su un’analisi preventiva rigorosa e sulla concreta applicabilità della Legge 3/2012.

I numeri, del resto, parlano chiaro. Ad oggi, sono oltre 300 le famiglie già affiancate con successo. Un risultato costruito su competenza legale, trasparenza e un principio semplice: non promettere ciò che non si può mantenere.

Vuoi sapere di più su cosa possono e, soprattutto, cosa non possono fare le società di recupero?

Leggi l’approfondimento di Legge3.it su cosa non possono fare le società di recupero crediti: una guida chiara e documentata per difendere i tuoi diritti, senza lasciarti intimidire.