I concetti di sostenibilità sociale e ambientale e di business sono stati sempre considerati contrapposti e, per la verità, neanche mai associati fimo all’arrivo del concetto di industria 4.0.
L’impresa, infatti, ha sempre avuto come suo obiettivo principale, o, meglio, unico, quello del mero profitto economico, che naturalmente cozzava con aspetti quali la tutela dell’ambiente, l’uso efficiente delle risorse naturali, il rispetto della salute mentale e fisica dei lavoratori.
Tutto era asservito alla logica dominante e invadente del “fare profitto”, in qualsiasi modo e con qualunque mezzo possibile.
Che cos’è la sostenibilità
Le cose oggi, per fortuna, però, sono molto cambiate e il concetto di “sviluppo sostenibile”, nato negli anni Settanta del secolo scorso, si è fatto strada in maniera sempre più imponente nel mondo imprenditoriale, e non solo, fino a diventare un aspetto principale, e tutt’altro che contrapposto, del business stesso delle aziende, mondiali e nazionali, specialmente ora che si parla di Industria 4.0.
Il termine “sostenibilità” è stato inizialmente usato in ecologia per indicare la necessità da parte del mondo economico e industriale di cambiare rotta e modificare le proprie politiche di sviluppo economico sfrenato, che non tenevano conto del rispetto dell’ambiente e danneggiavano non poco il pianeta, con sfruttamento delle sue risorse naturali ed energetiche, inquinamento e così via.
Sviluppo Sostenibile e Imprese
Per comprendere appieno tale concetto, oggi sempre più predominante in molti aspetti della vita, del lavoro, dell’economia, è necessario fare un piccolo excursus storico.
L’idea di “sviluppo sostenibile” fu proposta per la prima volta nel 1972, alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano di Stoccolma, per cercare una mediazione tra sviluppo economico e tutela dell’ambiente. Lo sviluppo economico, infatti, si definì “sostenibile” nel caso in cui tenesse conto, oltre che degli aspetti meramente finanziari, anche dei suoi effetti sociali e ambientali.
Tale definizione fu poi ampliata e precisata, qualche anno dopo, dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Brundtland), che definì come sostenibile lo “sviluppo economico e sociale che soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere ai propri”.
È stata così introdotta nel concetto anche l’importante questione delle generazioni future, sempre più a rischio a causa dell’eccessivo e continuo sfruttamento del pianeta e delle sue risorse da parte della generazione attuale e di quelle precedenti.
A tale riguardo Enel in Italia sta concentrando la ricerca del personale nel settore delle energie rinnovabili.
Sostenibilità e Efficienza Economica
Oltre alle Nazioni Unite, il tema della sostenibilità è divenuto presto interesse anche delle scienze sociali ed economiche, che hanno posto l’accento anche sugli aspetti di “equità sociale” ed “efficienza economica”: lo sviluppo sostenibile, in questo senso, è quello che garantisce una buona qualità della vita all’attuale generazione e a quelle future, equa sul piano sociale, efficiente su quello economico e sostenibile da un punto di vista ecologico.
Il tema della sostenibilità, così concepito, dunque, non poteva non incontrarsi, e scontrarsi, con le imprese, emblema del progresso e dello sviluppo economico mondiale. Uno sviluppo che, dalla rivoluzione industriale in poi, ha portato ad un ingente sfruttamento delle risorse naturali del pianeta e all’inquinamento del suolo, dell’aria e delle falde acquifere.
È per questo che i teorici della sostenibilità non hanno potuto prescindere dall’affrontare la questione della gestione industriale, che non poteva più non tener conto anche del suo impatto ecologico e sociale. Oggi molte imprese investono nel solare termodinamico, ad esempio.
Sostenibilità d’Impresa
In particolar modo dagli anni Novanta, ad oggi, quindi, si è diffuso ed è diventato sempre più parte integrante delle stesse strategie aziendali il concetto di “sostenibilità d’impresa” (SI), che è andato ad integrare quello già esistente, ma meno rilevante ed efficace, di “responsabilità sociale d’impresa” (RSI).
Secondo questo nuovo approccio, le aziende, siano esse multinazionali o locali, devono operare e produrre tenendo conto di tre dimensioni, che interagiscono tra loro: economica, sociale ed ecologica.
Le strategie e le dinamiche delle imprese attuali, dunque, non possono più sottostare alla semplice logica del profitto ma devono rispondere anche a quella dell’equità sociale (intra-generazionale, ovvero tra tutti i Paesi del mondo, sia industrializzati che in via di sviluppo, che hanno egual diritto all’uso delle risorse naturali e rispondono allo stesso modo all’inquinamento globale, e inter-generazionale, ovvero nei confronti delle generazioni future) e della tutela ambientale (efficiente utilizzo delle materie prime, riciclo delle stesse, raccolta differenziata, uso delle energie rinnovabili, processi produttivi a basso impatto ambientale, ecc.).
Le Aziende più Sostenibili del Mondo
Barron’s pubblica ogni anno la classifica delle 100 Aziende più Sostenibili del mondo, nella tabella qui sopra possiamo vedere le prime venti, tra le quali capeggia Cisco Systems.
Non solo teorie, però, per fortuna, ma anche pratica. La giurisprudenza, infatti, non si è fatta cogliere impreparata in tale campo e diverse sono le leggi, sia a livello internazionale che nazionale, a sostegno della sostenibilità d’impresa.
Occorre ricordare, innanzitutto, la Direttiva europea 2014/95/UE, intervenuta in materia di «comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni».
Tale direttiva è stata recepita in Italia con il decreto legislativo n. 254 del 30 dicembre 2016, il quale impone, dal 2017 in poi, a una buona parte delle imprese italiane (quelle di grandi dimensioni e quelle con un giro di affari pari o superiore ai 40 milioni di euro) di redigere una «dichiarazione individuale di carattere non finanziario», contenente informazioni riguardanti l’impatto ambientale e sociale della gestione dell’impresa e gli strumenti adottati per prevenire le discriminazioni nella gestione del personale e combattere la corruzione.
Accanto alla classica rendicontazione finanziaria, quindi, le imprese si troveranno d’ora in poi a dover stilare anche un bilancio non finanziario, con tanto di numeri, dati, indicatori e descrizione di strategie e modalità d’azione in campo sociale e ambientale.
Sostenibilità e Business
È così che il business si trova non semplicemente a considerare, in aggiunta alle strategie finanziarie, anche i fattori sociali e ambientali, ma ad integrare tali aspetti in quelle stesse strategie: la sostenibilità, dunque, diventa parte integrante del core business dell’azienda.
E a dispetto e con buona pace dei critici e dei detrattori dello sviluppo sostenibile, tale nuovo approccio si è rivelato addirittura vincente, non solo sul piano ecologico e sociale ma anche su quello propriamente finanziario: l’uso efficiente e razionale delle risorse naturali, il recupero e il riciclo dei materiali, lo sfruttamento delle energie rinnovabili, la corretta e buona gestione del personale aziendale, infatti, risultano, soprattutto nel lungo termine, un plus per gli stessi profitti dell’impresa.
Le imprese che, negli ultimi anni, hanno dato maggior rilievo e mostrato grande attenzione per la propria responsabilità sociale e ambientale, inoltre, si sono rivelate anche le più appetibili per gli stessi investitori, sempre più attenti al tema della sostenibilità.
È dimostrato, perciò, che la sostenibilità, alla lunga, paga. L’ambiente e la società ringraziano.